Condivido qui le riflessioni di Jasmine La Morgia sulla memoria collettiva e sul progetto dei "Racconti fatti in casa" che lei stessa ha ospitato nella taverna di famiglia a Lanciano il 6 gennaio 2018 e di cui riporta generosamente la sua testimonianza.
Buona lettura e...buon vento!
«Fere lu vente».
In Abruzzo il vento non soffia,
fere: perché non è solo un flusso d’aria, ma un vero e proprio agente che
trascina cose ed eventi. E non per caso questa espressione così forte arriva
dritta dal potente verbo latino irregolare dai molti significati, che ben si
addice al vento che tutto può attraversare.
Così come il vento, fere
anche il racconto delle storie d’Abruzzo che Francesca Camilla D’Amico ha
pensato di proporre nelle case, nelle scuole e nelle piazze: nel momento in cui
inizia a raccontare è come se si aprisse il vaso di Pandora (un’altra immagine
del vento!) che ci restituisce la memoria collettiva che ha raccolto con
paziente lavoro dalla tradizione orale.
Così scopriamo perché chi nasce a
“Natale è un po’ mago o un po’ strega”, perché “Gesù perdona, ma San Giovanni
no”, come gli animali - in una reinterpretazione della fattoria orwelliana –
giudichino le cose del mondo e come anche l’umile vermicello si possa
trasformare in una lucciola, lucciola cui è dedicata una delle più belle
canzoni abruzzesi.
D’altra parte è sempre Orwell che
diceva che chi controlla il passato, controlla il presente ed quindi il futuro.
Così il recupero dei racconti degli anziani, la ricerca delle storie che
reinterpretano mito, le lettere degli emigranti e delle loro mogli rimaste al
paese ci restituiscono un mondo dimenticato per il solo fatto che non vediamo
più.
La perdita della memoria
collettiva caratterizza il nostro tempo e ci rende orfani, privi di quegli
strumenti che, grazie alla conoscenza del nostro passato, ci renderebbero più
certi delle motivazioni del presente di fronte ai grandi temi della
globalizzazione.
Francesca invece è andata alla
ricerca delle voci e dei testimoni e, grazie al suo racconto, possiamo ricucire
così la trama slabbrata dei lembi del passato con quelli del presente. E lo fa
attraverso i suoi spettacoli teatrali (Maja,
storie di donne dalla Majella al Gran Sasso è un memorabile affresco della
condizione delle donne abruzzesi fra ottocento e novecento) ma anche grazie ai "Racconti fatti in casa" dove allo
spazio teatrale si sostituisce la casa e gli spettatori non sono più tali, ma
diventano interlocutori e componenti stessi del racconto.
Basta un soggiorno, una sala o
una taverna e, grazie alla narrazione di Francesca, i suoi ospiti hanno la
possibilità di condividere ricordi e storie e si ritrovano nella memoria
collettiva.
Ho avuto l’opportunità ed il
piacere di ospitare Francesca ed i suoi Racconti
fatti in casa nella taverna di famiglia a Lanciano e, specie per me che vivo
lontano dall’Abruzzo da tanto tempo, è stata un’esperienza bellissima. Provate!
Perché quando racconto ed ascolto si fondono insieme diventano parte della
memoria condivisa e del nostro patrimonio immateriale.
Jasmine La Morgia
"Racconti fatti in casa", Lanciano (CH), 6 gennaio 2018 |
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