martedì 6 marzo 2018

Fere lu vente - soffia il vento (dei racconti)


Condivido qui le riflessioni di Jasmine La Morgia sulla memoria collettiva e sul progetto dei "Racconti fatti in casa" che lei stessa ha ospitato nella taverna di famiglia a Lanciano il 6 gennaio 2018 e di cui riporta generosamente la sua testimonianza.
Buona lettura e...buon vento!

«Fere lu vente».

In Abruzzo il vento non soffia, fere: perché non è solo un flusso d’aria, ma un vero e proprio agente che trascina cose ed eventi. E non per caso questa espressione così forte arriva dritta dal potente verbo latino irregolare dai molti significati, che ben si addice al vento che tutto può attraversare.

Così come il vento, fere anche il racconto delle storie d’Abruzzo che Francesca Camilla D’Amico ha pensato di proporre nelle case, nelle scuole e nelle piazze: nel momento in cui inizia a raccontare è come se si aprisse il vaso di Pandora (un’altra immagine del vento!) che ci restituisce la memoria collettiva che ha raccolto con paziente lavoro dalla tradizione orale.

Così scopriamo perché chi nasce a “Natale è un po’ mago o un po’ strega”, perché “Gesù perdona, ma San Giovanni no”, come gli animali - in una reinterpretazione della fattoria orwelliana – giudichino le cose del mondo e come anche l’umile vermicello si possa trasformare in una lucciola, lucciola cui è dedicata una delle più belle canzoni abruzzesi.

D’altra parte è sempre Orwell che diceva che chi controlla il passato, controlla il presente ed quindi il futuro. Così il recupero dei racconti degli anziani, la ricerca delle storie che reinterpretano mito, le lettere degli emigranti e delle loro mogli rimaste al paese ci restituiscono un mondo dimenticato per il solo fatto che non vediamo più.

La perdita della memoria collettiva caratterizza il nostro tempo e ci rende orfani, privi di quegli strumenti che, grazie alla conoscenza del nostro passato, ci renderebbero più certi delle motivazioni del presente di fronte ai grandi temi della globalizzazione.

Francesca invece è andata alla ricerca delle voci e dei testimoni e, grazie al suo racconto, possiamo ricucire così la trama slabbrata dei lembi del passato con quelli del presente. E lo fa attraverso i suoi spettacoli teatrali (Maja, storie di donne dalla Majella al Gran Sasso è un memorabile affresco della condizione delle donne abruzzesi fra ottocento e novecento) ma anche grazie ai "Racconti fatti in casa" dove allo spazio teatrale si sostituisce la casa e gli spettatori non sono più tali, ma diventano interlocutori e componenti stessi del racconto. 

Basta un soggiorno, una sala o una taverna e, grazie alla narrazione di Francesca, i suoi ospiti hanno la possibilità di condividere ricordi e storie e si ritrovano nella memoria collettiva.
Ho avuto l’opportunità ed il piacere di ospitare Francesca ed i suoi Racconti fatti in casa nella taverna di famiglia a Lanciano e, specie per me che vivo lontano dall’Abruzzo da tanto tempo, è stata un’esperienza bellissima. Provate! Perché quando racconto ed ascolto si fondono insieme diventano parte della memoria condivisa e del nostro patrimonio immateriale.

Jasmine La Morgia
"Racconti fatti in casa", Lanciano (CH), 6 gennaio 2018 

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